lunedì 25 novembre 2019

"LABILE CONFINE" - Mostra di Luisa CALABRESE









Si dice che gli dei provassero invidia per i mortali , soprattutto per quelli eccezionali, creativi che, per poter esprimere le loro idee si son dovuti scontrare con l'invidia altrui e con la solitudine (Aldo Carotenuto, psicanalista).

Ebbene, in quest'ultima settimana questa frase mi è tornata in mente perché sembrava proprio che Giove Pluvio, alimentando le acque dell'Ombrone, volesse impedire la riuscita della mostra di Luisa CALABRESE presso la Galleria d'Arte "IL QUADRIVIO" di Grosseto , zona a rischio di alluvione.


Ma questa "sacerdotessa", fortemente determinata, non ha accusato nessuna paura. 

Del resto a quanto pare , lei ci sa fare con l'acqua e gli acquerelli sono uno dei suoi cavalli di battaglia.

Quando Patrizia ZUCCHERINI mi ha comunicato che la prossima artista ad esporre le sue opere in galleria sarebbe stata Luisa , sono stato felice perché si trattava di una persona conosciuta e gentile e disponibile e sarebbe stato bello discorrere con lei e con lei vivere i suoi quadri.


Una sola ombra: nel giorno dell'inaugurazione sarei stato a Milano e avrei perso l'atmosfera magica che caratterizza la prima giornata. 
Ma tant'è: ero sicuro che mi sarei fatto perdonare.


Cessata la paura ed affrontato con tranquillità il viaggio di ritorno mi sono presentato sereno al consueto appuntamento con l'arte.


Avevo il tempo di godere con calma tutte le opere, "delibarle", come dice sempre il mio amico Paolo PISANI, dato che l'esposizione "LABILE CONFINE" sarebbe durata dal 19 novembre al 1 dicembre (dalle ore 16,30 alle ore 19,30)





In realtà, come mi succede spesso, mi ero preparato perché dovendo documentare con foto gli eventi che si svolgevano nei locali de "IL QUADRIVIO" per il sito di Patrizia ZUCCHERINI, volevo svolgere il mio compito di visitatore turista nel migliore dei modi.




Avevo già acquisito le foto, che descrivevano l'inaugurazione della Prof. Giuseppina SCOTTI e la magistrale interpretazione del soprano Francesca FEDELI accompagnata dal Maestro Ettore CANDELA, effettuate dal bravissimo fotografo Marco ZURRI ,per poterle aggiungere al blog che sono solito fare a ricordo di ogni artista e avevo letto tutto quanto era stato scritto sulla pittrice dagli innumerevoli critici che avevano via via presentato le sue opere .




















Avevo apprezzato anche molte annotazioni che la riguardavano, soprattutto quelle del critico d'arte Nicola NUTI, quelle che avevo meglio compreso, ma, soprattutto, ero rimasto colpito dal filmato, che ho rubato dal suo sito, in cui Luisa CALABRESE si presenta e racconta di sè, dei suoi studi, dei suoi maestri , Pedro CANO e poi Maria TCHOLAKOVA, e dell'evoluzione della sua pittura.




LUISA CALABRESE SI PRESENTA





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Chi mi segue sa che il mio modo di assaporare una mostra inizia sempre con un rapido giro, una visione d'insieme che mi proietta nell'atmosfera giusta quella in cui mi rendo ricettivo e il quadro mi colpisce.

Questa volta sono stato colpito molte volte perché colori, composizioni e tematiche erano molto affini al mio gusto e la sacralità che traspirava da molte di esse rendevano giustizia a quel titolo di "sacerdotessa" che avevo confezionato per Luisa.




Luisa era li, con alcuni visitatori e mi accodai per sentirla parlare, per sentirla trasmettere a noi le sensazioni ch'ella stessa aveva provato nel dipingere un soggetto impegnativo come la Basilica di Santa Croce a Firenze.

Un tema che lei ha affrontato mettendo al servizio della sua sensibilità una tecnica fascinosa , di cui appare padrona, che alletta lo sguardo con riconoscibili forme figurative e lo fa poi scivolare in sogni colorati dove tutto può essere.


Per questo ella parla di "LABILE CONFINE" nel manifesto che ha affisso all'entrata della mostra.



La pittura è linguaggio assai vasto, espressione di un ampio sentire, nato in forme certe, rispondenti ad ogni dettaglio del visibile e del riconoscibile, spesso circoscritte in spazi rigidi e catalogabili. 
Si affermerà in seguito, rompendo canoni classici, una visione sempre più interiore, un'introspezione mentale e psicologica, dove l'interpretazione di ciò che appare segue i principi di un'evoluzione verso forme astratte e concettuali.

In questo spazio di continua reinventata libertà del creare e del raccontare l'indeterminato, ognuno cerca il proprio io, inseguendo un personale codice e una propria chiave di lettura.
Questa ricerca di espressione non ci allontana tuttavia dall'indagine del reale, sempre anzi, ad esso tornando o come assenza di questo o come specchio dello stesso.
Niente è vietato, né attingere dal concreto con le sue suggestioni, ma neanche fuggirne, volgendosi al richiamo verso altre seduzioni, verso l'indefinito, oppure entrambe le situazioni, restando in quella sorta di labile confine.

E allo stesso modo non è forse, interrogandosi l'Uomo difronte al sovrannaturale, un inutile e falso delimitare, sminuendo ciò che è nell'umano sentire, poiché è in esso che troviamo i semi di un possibile divino? Chi non ha mai avvertito il mistero ed il sacro in un'azione, in un sentire, in un segnale? Come quando percepiamo la fragilità dell'esistere che è segno della nostra aspirazione ad avvicinare l'Entità che ci dà luce e lì meditiamo, su quella fragile soglia, labile confine.

Porre delimitazioni in questi termini non ci corrisponde in quanto apparteniamo ad un nostro vissuto che ci conferisce un'identità nostra riconoscibile ma, al contempo, andiamo oltre, in un continuo confrontarsi, consapevoli di avere in noi stessi concreto e immaginario, umano e divino. (Luisa Calabrese)





E io l'ho voluto fare proprio così il percorso, partendo dalla meravigliosa interpretazione della statua di Dante fuori porta

LA FACCIATA

e portandomi poi all'ingresso della navata centrale dove l'occhio corre al crocefisso che si staglia maestoso ben al di sopra dell'altare.



DI LUCE E D'OMBRA

DOVE LA LUCE SI FA' GRAZIA

IMPRESSIONI IN SANTA CROCE

E poi le colonne, gli archi che si vedono e poi si intuiscono per annullarsi nello spazio.


BAGLIORI SUL SACRO

INTERNO ROSSO


PERCORSI

SENTIERI DI LUCE


CHIOSTRO IN SANTA CROCE (Acquerello)


Quello che da bambino era un gioco , il pulviscolo in controluce, ora è diventato il simbolo della divinità e contrasta magistralmente le tenebre in una eterna lotta tra il bene ed il male.



LA MATERIA E LA LUCE




Una miscela dosata tra figurativo e astratto che ti trascina dentro il quadro e che ha risvegliato in me le sensazioni provate all'interno delle Cattedrali quando, nascosto nel buio profondo, ho avuto la percezione della Luce, dell'immensità del Dio.


E la Luce ritorna nella tela dell'Annunciazione.

Un'atmosfera veramente coinvolgente, eterea , impalpabile fà da sfondo all'incontro, dove predomina la "maestosa semplicità" della Vergine, consacrata appunto dal sigillo divino , lo Spirito Santo sul libro di preghiere.




ANNUNCIAZIONE























E quando pensi di aver visto tutto, ti trovi davanti un vero capolavoro: una interpretazione particolare e sublime del Crocefisso danneggiato del Cimabue realizzata con tecnica geniale.

Qui la luce si fà oro che avvolge, accarezza, completa il corpo del Cristo risplendente. Una illusione che conquista il cuore.




TRASFIGURAZIONE (CROCEFISSO DEL CIMABUE)




E' stato bello ascoltare la sua storia, un percorso di vita tutto dedicato all'Arte (la laurea in Storia dell'Arte, il lavoro come funzionaria presso la Soprintendenza delle belle Arti a Firenze, gli studi costanti per l'apprendimento e l'aggiornamento delle tecniche) che l'ha portata a raggiungere livelli di cultura tali che le permettono, secondo me, di coniugare in maniera spontanea la realtà di quel che vede con la spiritualità di quel che sente.




OLTRE IL BUIO

PAESAGGIO URBANO

SUGGESTIONI VISIVE

CITTA' D'ACQUA

CITTA' SOSPESA





E anche quando si abbandona a sperimentazione di astrattismo puro, rivela doti notevoli di profondità e sentimento.



COMPOSIZIONE





La lettura dei suoi post sui social è particolarmente indicativa e riporto volentieri il quadro che me ne sono fatto utilizzando anche le sue stesse parole:


E' sicuramente una donna profonda, Luisa, pacata nel descrivere le sue emozioni che esprime come "suggestioni visive" che riesce a creare traendole da "luoghi del ricordo o del desiderio", luoghi reali che essa riesce a trasfigurare "ovattandoli con la fantasia" per renderli esclusivi , riconoscibili solo a lei: immagini cresciute nella sua mente che "provocano struggimento" e che renderà eterne "materializzandole su carta".

Ma Luisa Calabrese, che è anche insegnante e tiene lezioni di pittura nel suo studio, a Grosseto, non disdegna di mettersi alla prova neppure in altri campi ed eccola, nelle sale della stessa Galleria d'Arte "IL QUADRIVIO", mentre segue il corso di scultura promosso dal Maestro Marco ZENO




Un'artista a tutto tondo che , sinceramente, merita i riconoscimenti ricevuti nel corso delle sue costanti e molteplici partecipazioni a eventi artistici e, soprattutto, merita il ringraziamento per l'arricchimento che ella porta in ognuno di noi, testimoni di un'Arte innata, consolidata poi da un'applicazione seria e metodica nel corso degli anni.




E' stato un piacere percorrere un tratto di cammino insieme ed essere partecipe dei suoi insegnamenti e delle sue sensazioni e per questo ringrazio Patrizia ZUCCHERINI che ha creato l'occasione per questo incontro.

domenica 10 novembre 2019

FIGURA: una nuova interpretazione









Non sono mai stato nello studio o nella "fabrica" di uno scultore e, nel mio immaginario, mi sarebbe piaciuto assistere a quel processo di sottrazione che libera la scultura imprigionata nel marmo come affermava Michelangelo.
Ad un pensiero superficiale, tutto sembra facile e possibile: uno ha un'idea ben precisa e bastano quattro colpi di scalpello per realizzarla.
E' una provocazione questa perché so benissimo che ci sono tante variabili da considerare: quelle oggettive come grandezza e consistenza del blocco  da scolpire, idonei strumenti, forza fisica e resistenza e quelle soggettive come ideazione , precisione, convinzione di riuscire , coerenza e anche coraggio.
Per me che sono un giocatore, il fascino di scegliere,tra i 90, i sei numeri giusti da giocare al SUPERENALOTTO per cogliere il montepremi si assimila al pensiero che, in quel blocco di marmo, sono potenzialmente rinchiuse molteplici statue importanti  e, magari, il CAPOLAVORO.
Ma per fortuna, lo studio, l'abnegazione, il lavoro, la pazienza sono le armi che ti avvicinano alla vittoria.
E queste armi, queste doti sicuramente le hanno quei sei studenti dell'Accademia delle Belle Arti di Carrara che, giunti all'ultimo anno di corso, si sono voluti regalare la soddisfazione di mettersi in gioco, allestendo nei locali della Galleria d'Arte "Il QUADRIVIO" una mostra per offrire alla visione e al giudizio del pubblico alcune loro opere eseguite nel corso degli anni.







Quando sono entrato con Patrizia ZUCCHERINI in quelle sale che ben conosco, nel giorno dell'inaugurazione,  ho vissuto una sensazione nuova, quasi quella di un museo, dove ogni pezzo ha il suo posto preciso, l'etichetta che lo descrive, la luce che lo illumina.
Il titolo della mostra anticipava la presenza di figure, di statue di varia forma e diverso materiale messe lì a disposizione, per essere contemplate, in qualche caso accarezzate e sempre esplorate, girando loro intorno per poterle meglio apprezzare.








MARTINO, DAVIDE,PATRIZIA ZUCCHERINI, ALESSANDRO M., RAFFAELE e ALESSANDRO P.




Dopo questo momento di impasse ho avuto modo di essere presentato ai giovani artisti 
(erano solo 5 all'inaugurazione  perché Diego BOCELLI  era assente giustificato) ed è bastato molto poco per capire che erano un gruppo ben affiatato, complici nell'impresa e spontanei nel rivestire, per il tempo della mostra, il ruolo dei protagonisti.

Per questo per me, che mi sono assunto il compito di documentare gli eventi che si svolgono in Galleria, è stato più facile fare conoscenza  con ognuno di loro e farmi spiegare la genesi di ogni opera.

Il momento più divertente è stato quando ho detto loro che mi aspettavo due parole di presentazione a favore del pubblico che aveva cominciato ad arrivare.
Momento di panico. 
Rapida consultazione e poi l'autodesignazione dell'unico rappresentante grossetano, Alessandro MAFFEI che, coraggiosamente, si è assunto il compito di presentare i compagni e descrivere le finalità della mostra.











VIDEO 1
ALESSANDRO MAFFEI PRESENTA LA MOSTRA ED I COLLEGHI




Naturalmente un applauso ha premiato l'esibizione e si è potuti così passare al rinfresco e al brindisi di augurio cui hanno partecipato sorridenti e splendenti anche le giovani compagne.









Un'atmosfera leggera e gioiosa che ha generato calore , temperando quella sorta di freddezza che normalmente avverto in presenza del marmo o del bronzo. Sarà forse il ricordo del "convitato di pietra" che mi fece tanta paura in uno sceneggiato degli anni 60?

Il pubblico dei visitatori, parenti amici si è sciolto in gruppetti fagocitando gli artisti e commentando le varie opere.

















Io, comunque, come al solito, ho rimandato ai giorni seguenti l'appuntamento con tutte le opere per fotografarle con calma, capirne meglio il significato e , in sostanza, assaporarne la bellezza.

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L'incontro con Alessandro, che era forzatamente rimasto a guardia della fortezza, è stato particolarmente interessante.
Silenzioso, ha rispettato il mio percorso, le mie esitazioni difronte ad ogni opera, la ricerca della luce migliore per esaltarne la bellezza,
Naturalmente sono rimasto colpito dalla perfezione con cui tutti avevano lavorato e dall'intensità di espressione che presentavano alcune opere.
Ho notato la versatilità dei ragazzi nei confronti dei materiali usati: marmo , marmo statuario, gesso, creta, bronzo, vetroresina patinata, alluminio: una bella padronanza a testimonianza del valore della loro Scuola e dei loro Insegnanti.

Molti dei soggetti raffigurati erano dei classici e richiamavano la civiltà greca e romana, la mitologia ma c'era anche un elemento medioevale, gotico e talora fantastico , religioso o demoniaco.
Un divertimento, una passione,una gioia per gli occhi.

Gargoyle, teste della Medusa appena recise, Arcangeli guerrieri come Michele o Angeli precipitati al suolo e impossibilitati a volare, teste di diavolo e raffigurazioni sacre come stazioni della via crucis o il volto di Cristo, immagini classiche come la NIKE di SAMOTRACIA che si moltiplicano ad opera degli specchi.
E poi ancora una Sirena, le Tre Grazie, i Centurioni, i vescovi in alluminio, le bagnanti in terracotta, depositate su teli che fanno pensare alla sabbia del mare.
Addirittura la composizione stilizzata di un buttero a cavallo tanto per rendere omaggio alla Maremma.


Terminato il giro, ho bombardato di domande e richieste di spiegazioni Alessandro e ho potuto così godere appieno di quanto avevo visto , che è poi il motivo per cui frequento la Galleria.

Son tornato più volte a visitare la mostra per cercare di rendere al meglio il risultato del lavoro di questi giovani artisti che hanno dimostrato già da ora di essere pronti a spiccare il volo e dare massimo sfogo alla loro passione e alla loro vocazione.





Alla fine non mi è rimasto che ringraziare di cuore questi ragazzi, "figli" adottati per una settimana, che mi hanno dato speranza per un mondo migliore e , naturalmente, anche Patrizia Zuccherini che trova sempre il modo di sorprendermi con le mostre che ospita.








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Schematico come sono, ho voluto abbinare, al loro nome, il volto e alcune opere e così ve li descrivo, in ordine alfabetico, riportando altresì una breve presentazione di ognuno di loro.




Gli artisti dell'Accademia di Belle Arti di Carrara esporranno le  sculture che hanno eseguito nel loro percorso accademico.

La loro formazione artistica è stata accompagnata dal prof. Franco Mauro Franchi, prof. Fabio Graziani e in quest'ultimo anno accademico dalla prof.ssa Maria Kim.



Tutti gli artisti partono dallo studio sulla figura interpretandola in chiave personale.




DIEGO BOCELLI (Rosignano)



Nelle sculture di Diego Bocelli si sente sicuramente il fascino di quel gotico che, in epoca moderna, seduce ancora.

Il richiamo alle iconografie dei mostri che affollano le cattedrali d'oltralpe è evidente anche se restituite con una padronanza anatomica e plastica che non concede molto alle semplificazioni arcaistiche.

In molte sue opere troviamo una notevole capacità compositiva che fa scoprire scorci di armoniose combinazioni formali.

Le opere di Diego sono improntate con una plastica che ricorda le fontane di Pietro Tacca, magnifico autore del monumento " I quattro mori" che si trova a Livorno.




Diego BOCELLI  e...






GARGOYLE


BOXER 



BOXER bronzo

CAPRONE
EGEO (stampa 3D)
















RAFFAELE DE MARIA (Roma)




Le peculiarità dello stesso si manifestano in forme composite e ne esprimono la discreta versatilità, confermata nell'uso di vari materiali e nell'adozione delle relative tecniche.

Di Raffaele è importante sottolineare la componente simbolistica delle forme che rappresenta, forme appartenenti alla sfera della metafisica.

Raffaele mutua la sua psico interpretazione di simboli fortemente classici ma disincrostata dai classicismi storici con esiti schiettamente personali un po' liberty.




Raffaele DE MARIA e la sua SIRENA


ARCANGELO

BUCRANIO FERRATO

FILOSOFO


TENTATIVO (terracotta e ferro)









DAVIDE GIANANTI (Carrara)



Davide Giananti coltiva la propria passione per la lavorazione del marmo presso il laboratorio di famiglia dove collabora tutt'oggi. Nel 2015 si iscrive alla sezione di scultura dell' Accademia di Belle Arti di Carrara, dove realizza il suo percorso accademico in maniera canonica, tra studi e lavori pratici. 
Evidenzia una particolare attenzione e passione soprattutto alla scultura antica, greca e romana ma anche medievale e rinascimentale. 
Evidenti richiami si possono intravedere in alcuni lavori, come la Nike di Samotracia, realizzata in scala.
Lo studio dell'arte greca è dimostrato anche dalla particolare attenzione ai dettagli, primi fra tutti lo studio del panneggio.
Attualmente frequenta il corso di Diploma Accademico di II livello per l'approfondimento del linguaggio della scultura.

Davide GIANANTI

NIKE (marmo statuario)



San MICHELE (marmo statuario)




URAGANO










ALESSANDRO MAFFEI (Grosseto)


Alessandro Maffei nato a Grosseto, inizia il suo percorso artistico al Liceo P.Aldi di Grosseto dove si diploma nel 2015. Successivamente si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Carrara, nel quale fin da subito inizia lo studio della figura nelle sue accezioni più classiche, rappresentando figure mitologiche. 
Il suo operato si è poi evoluto in forme contenute, modellate in soluzioni più sintetiche e geometrizzate, ma con strutture più dinamiche. 
Lo sviluppo dei piani che la geometrizzazione comporta rimanda senza ombra di dubbio alle lezioni cubiste e futuriste del primo novecento; le masse delle composizioni sono rese più solide e al tempo stesso più scattanti nei profili e nelle linee di forza che tali piani disegnano.

Alessandro MAFFEI


MONELLO (vetroresina patinata)



SCUDO DI MEDUSA (Vetroresina patinata)



VOLTO DI MEDUSA


VOLTO DI FAUNO


VOLTO DI CRISTO



STAZIONE VIA CRUCIS




CAVALIERE

FILOSOFI 




BUTTERO IN CORSA


FILOSOFO (bozzetto)



LEGIONARIO (bronzo)









MARTINO MANICARDI (La Spezia)


Martino Manicardi realizza il suo percorso accademico affrontando lo studio della figura in maniera canonica, passando cioè dagli studi grafici eseguiti in aula di nudo all'acquisire padronanza nel modellato e nella definizione dei contenuti, mettendo per questo in pratica la sua riflessione sugli studi fatti, sulle opere dei maestri del novecento, da Arturo Martini a Marino Marini, oltre che Manzù e Fazzini. 
Una caratteristica delle sue figure è l'indugiare statico in pause riflessive o comunque in stati di concentrazione e le superfici che le rivestono sembrano esporre proprio questa tensione interiore, anche tramite texture elaborate ma non troppo veriste.



Martino MANICARDI e il suo CAVALLO

FIGURA SEDUTA

TRE GRAZIE


PREGHIERA

SENZA NOME

PENSIERI (marmo rosa)






IL BALLO DELLA LUNA







ALESSANDRO PANCANI (Carrara)




Le opere di Alessandro Pancani consistono nelle ricerca di una bellezza femminile, senza mai sfociare nel volgare e nell'erotismo, a tratti pudica però allo stesso tempo mantenendo la sensualità che il corpo femminile trasmette.
Una ricerca della donna pura che si distacca dai canoni di bellezza moderni, quindi delle donne dalle forme giunoniche che ricordano gli idoli della fertilità antichi. 
Quindi una donna intensa come simbolo di prosperità, fertilità e abbondanza, intesa come una sorta di divinità legata alla terra.
Gli artisti al quale si ispira fortemente sono Marino Marini, Henri Moore, Alberto Giacometti, August rodin, Henrie Matisse, Pierre-Auguste Renoir (per le sue bagnanti in cui ha trovato ispirazione) e infine Franco Mauro Franchi.




Alessandro PANCANI


BAGNANTE


BAGNANTE

L'ATTESA

SOGNATRICI




MALINCONIA (gesso)