giovedì 20 maggio 2021

COVIARTE ovvero i capolavori di Cosimo VITALE








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"Come un dono da troppo tempo atteso".

Questa frase di Manzoniana memoria esprime, direi in modo calzante , il sentimento da me provato durante questi lunghi mesi di sosta obbligata, in cui era venuto forzatamente a mancare il sostegno dell'Arte e della Cultura così come avevamo imparato a condividerla con gli amici e i conoscenti.

Un elogio ed un ringraziamento per Patrizia Zuccherini che si è spesa per mantenere alta la speranza, determinata, come nessuno, nel voler riaprire al pubblico, non appena possibile, la Galleria d'Arte "IL QUADRIVIO" che è diventata , in questi anni, un punto fermo per tutti coloro che sono soliti godere di un'atmosfera artistica di primo piano.










Ecco perchè la presentazione della rassegna dei quadri dell'Artista Cosimo VITALE, evento già programmato e rinviato più volte, assume un valore importante e rassicurante in un momento in cui ogni stimolo positivo è utile e, oserei dire, necessario per sollevare lo spirito e guardare nuovamente con ottimismo al futuro.





Patrizia ZUCCHERINI con Cosimo VITALE (COVI)




Pur conoscendolo da tempo, avevo potuto apprezzare solo scampoli della sua arte , alcuni "adagiati" sulle pareti della sua pasticceria e altri che avevano suscitato l'ammirazione anche dei partecipanti all'incontro di "Spazio Libero" dell'ottobre 2019 in cui , mentore Paolo PISANI, era stato sottolineato il valore artistico del personaggio COVI.





La mostra "COVI ARTE", che richiama appunto il suo pseudonimo e che è aperta presso la Galleria d'Arte "IL QUADRIVIO" di Grosseto dal 12 al 23 maggio 2021 con orario 17-19.30 è caratterizzata da una tale abbondanza di opere che permette di conoscere l'ecletticità di questo pittore .







Pier Giorgio ZOTTI con Cosimo VITALE


Artefice e protagonista dell'inaugurazione è stato il Prof. Pier Giorgio ZOTTI, dell'Archivio Tradizioni Popolari della Maremma, che non si curato tanto di stendere una relazione critica delle raffigurazioni quanto di interagire con il pubblico presente e con l'Artista stesso per sondare quali input avessero guidato la sua mano nel seguire e a volte trasgredire i canoni della pittura ed in primis la "sezione aurea" che da secoli rappresenta, nella mente dell'Uomo, l'armonia tra universo e natura.

                   
VIDEO INAUGURAZIONE

Un momento davvero interessante che ha rappresentato il presupposto per una visita ancor più attenta e motivata delle opere di Cosimo Vitale.

Simpatica, a tal proposito, la vignetta dedicata al pittore dal vignettista Gian Franco COLELLA.







Nell'osservanza delle regole imposte dalla situazione in atto i visitatori, gli amici, i colleghi si sono mossi nelle sale della Galleria scambiandosi impressioni e chiedendo spiegazioni all'Artista.




















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Coerente con il modus operandi che ormai ho adottato nel corso di questi anni, ho rimandato ai giorni seguenti il mio personale incontro con il Pittore, ansioso di osservare e gustare insieme a lui il frutto della sua maestria.







Certo che il colpo d'occhio all'ingresso della Galleria è stato davvero coinvolgente : una vera e propria "full immersion" nella natura in cui l'immagine, pur riconoscibile, appare filtrata dall'uso particolare dei colori che trasfigurano gli elementi formali della realtà come i cieli e la terra.





Macchie all'apparenza informi suggeriscono alla mente mandorli in fiore mentre strisciate di messi dorate fanno da quinte a un trionfo di papaveri e fiordalisi in una campagna "maremmana" che si ripete metodicamente, con le sue processioni di salici, pioppi e girasoli che seguono pedissequamente l'andamento del fiume Ombrone.










Molto interessante anche lo studio in chiaroscuro per un quadro di grandi dimensioni 







Ma i veri sacerdoti dei suoi quadri io li rivedo negli ulivi  che consacrano, con quei rami nodosi e tortuosi, tutta la passione che egli prova per questo territorio che lui, calabrese, ha scelto e da cui è stato adottato.









Io ho un debole per questo albero , per la bellezza legata alla lucentezza cangiante delle sue foglie, alle migliaia di pupille nere che ti osservano dall'alto, all'eccentricità del suo fusto modellato dal tocco del vento. 





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Nei quadri di Cosimo rivedo tutto questo e non solo: ripenso alla leggenda dell'Albero della Croce che avevo letto da bambino 

UN ALBERO PER LA CROCE

C’erano una volta, gli ulivi, degli  alberi dritti e lisci come il pioppo, i più maestosi tra gli alberi del bosco. 

Quando Gesù fu condannato alla crocifissione, il sommo sacerdote di Gerusalemme Caifa, mandò alcune guardie a cercare delle travi per farne la croce. Queste andarono verso il bosco a trovare l’albero giusto. 

Il bosco, cominciò ad agitarsi, come colpito da un uragano. Era giunta voce che i due tipacci si stessero avvicinando. Gli alberi invocavano la morte, chiamavano su di sé il fulmine, chiedevano di diventare cenere. Non volevano essere parte di questa brutta azione, non volevano donare il loro legno per costruire la croce.

 Quando le guardie giunsero al bosco, un gran silenzio pesava intorno: non si muoveva una foglia, e non si sentiva uccello cantare. Ogni albero pregava il cielo che gli fosse risparmiato un così terribile destino.
All’improvviso iniziarono a gemere tutti insieme, a piegarsi, a torcersi, a sprofondare in un susseguirsi di convulsioni, come se un vento fortissimo stesse squassando i loro rami e foglie. Quasi volessero nascondersi, coprirsi. Si piegaronoe si torsero talmente che i rami si spezzarono e il tronco si piegò spaccando la corteggia. Quegli alberi che prima erano dritti e imponenti, adesso sembravano grigi e mostruosi.
I soldati non riuscirono a trovare un solo tronco dritto, utile a costruire una croce. Cambiarono quindi zona. Andarono dunque in un altro bosco dove c’erano le palme dai lunghi tronchi. Anche le palme però si agitarono, tanto da perdere le lunghe foglie, fino a svuotarsi dall’interno. Le guardie dovettero dunque cambiare di nuovo bosco.

Alla fine, la scelta delle guardie cadde su una quercia.

 Da allora le palme danzano felici sventolando le foglie al vento.
Gli olivi continuarono a crescere contorti e spaccati per ricordare agli uomini l’orrore evitato, e piansero tanto.
Il buon Padre Creatore commosso dall’animo buono dell’ulivo, trasformò le loro lacrime in gocce verdi chiamate olive. Queste gocce, dal quale si può ricavare l’olio, era molto utile e importante per gli uomini, perchè l’olio  nutre, abbellisce, allevia i dolori, e dona la benedizione ai morenti.


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 Chi mi conosce sa bene che non è solo il mio impegno con Patrizia che mi spinge a documentare ogni evento che si svolge presso "IL QUADRIVIO" ma è anche la curiosità , la sete di conoscenza e la condivisione di sentimenti. 

Per questo motivo è stato un vero piacere parlare con Cosimo, personaggio ricco di esperienza  e animato da genuine passioni che, nel vorticoso incedere della vita, hanno finito per creare una interdipendenza che lo ha spinto ad un equilibrio ormai collaudato.



Tenace e volitivo, ha appreso in giovane età l'arte della pasticceria che risulterà il filo conduttore della sua vita. 
Grazie ad essa potè trasferirsi a Milano per iniziare gli studi universitari ma a sempre a causa di essa ebbe l'occasione di venire in Toscana dove, oltre alla stabilità economica, ebbe la possibilità di imparare le varie tecniche pittoriche  seguendo per 6 anni i corsi del Maestro Walter SABATELLI.

La frequentazione dei pittori della "Primavera Maremmana" e l'amicizia del Maestro Francesco BOSCARELLI , legato indirettamente a Annigoni, gli ha permesso un ulteriore perfezionamento soprattutto in campo ritrattistico.

Quarant'anni di studi e ricerche hanno "formato" un "artista magistrale nelle discipline più diverse: dall'acquerello all'olio alla sanguigna al disegno attraverso paesaggi, volti, figure, nature morte con vis possente e decisa ma anche sfumata e sognante" (Paolo PISANI) 

Riallacciandomi al commento del critico, gli ho chiesto quanto interferisse sulla sua Arte l'esperienza del "Mastro Pasticcere" e la risposta è stata spontanea e pronunciata con tono che ho percepito un pò amaro: "Grazie alla pasticceria ho potuto studiare e coltivare la pittura".



Il giorno seguente mi ha parlato del "suo" astrattismo, della sua "attenzione all'arte contemporanea che lo ha portato a creare nuove forme, nuovi colori che si sostituiscono alla natura diventando essi stessi natura"



Un primo esempio lo troviamo nel seguente quadro dove la componente figurativa, rappresentata dalle case e dagli alberi, non solo è ancora decifrabile ma viene rinforzata da quella sottolineatura nei toni del celeste e di azzurro che , per quanto improbabile, appare quasi naturale all'occhio dello spettatore.








Tra i quadri paesaggistici che COVI ha interpretato alla sua maniera, ce ne è uno che , stimolando la mia fantasia, esemplifica in maniera più appropriata la definizione ,che egli stesso si è cucita addosso, di "pittore colorista figurativo tendente all’astratto fino all’informale" 




I tratti vigorosi e nervosi abbozzano corpi contorti che danzano in cerchio, caratterizzati da vestiti multicolori tipici dei gitani. Per me è la raffigurazione del momento culminante e vorticoso di una csarda ungherese. 




Quello che, a mio giudizio, ha reso in maniera più convincente l'espressione dell'astrattismo, frutto degli studi più recenti del Maestro è senz'altro il seguente, dove si apprezza il peso dei colori e l'equilibrio che si genera man mano che egli sente il bisogno di accostare i complementari e giocare con essi.







Delizioso anche il dipinto, a sfondo turchese , che mi fa pensare a una danza seducente di nudi femminili...







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Impossibile e forse anche pretenzioso accennare a tutte le opere di COVI nel mio blog, che non vuole essere un catalogo ma l'espressione del mio vissuto con lui . 
Ma non si può fare a meno di segnalare l'eterogenicità dei soggetti trattati.

Ritrattistica a parte di cui parlerò da ultimo, meritano una menzione i quadri dedicati alle imbarcazioni. 








Queste barche con le vele dispiegate, gonfie parlano di regate, di movimento, di estate ma soprattutto di allegria e di libertà.
Immagino siano le opere che Cosimo dipinge a mano libera nei momenti in cui , affrancato dal lavoro e dalla routine, si ritrova a dar sfogo alla sua passione che , assieme alla musica, rappresenta la sua fonte di svago e di serenità.
E non lesina colori e regala viaggi verso il futuro e la speranza , così importante in questi momenti.


Bello, ma inquietante il contrasto tra luce e oscurità, tra male e bene, tra speranza e condanna che mi ha evocato questo veliero in acque perigliose (barconi della morte?) 
La luce del sole, divina, sembra indicare la strada sicura lasciando a margine la tempesta e con essa la paura del naufragio.






Continuando nella mia "passeggiata" con Cosimo ho notato un paio di scene bucoliche, carinissime, che mi hanno richiamato i Macchiaioli e che egli ha detto di aver dipinto in un particolare momento ... (e ha sussurrato un nome, quello di Paride PASCUCCI)








Veramente interessanti anche le nature morte ...












... e le scene in esterni ...















Ma la mia ammirazione per COVI  è legata soprattutto alla ritrattistica, che dimostra di padroneggiare con ogni tecnica.
Io plaudo alla sua capacità di cogliere  i tratti del viso ma rimango veramente colpito dalla sensibilità con cui traduce l'espressione più autentica, più intima del soggetto, quasi fosse in diretta comunione con esso. 
E se questo è "studiato" nella rappresentazione dei Santi o delle Icone, appare strabiliante quando il soggetto è persona conosciuta o pubblica...
















E' stato un piacere per me trascorrere diverse ore con questo Artista che , proprio per la disinvoltura tecnica e la passione inesauribile, ci coinvolge con una produzione notevole e differenziata, legata agli innumerevoli stimoli che egli sa recepire nella realtà che lo circonda.

Io lo ringrazio a titolo personale per la sua amicizia e voglio concludere queste mie impressioni segnalando, come ultimi ritratti, quelli dedicati ad un personaggio della Grosseto che fu, a dimostrazione dell'attaccamento di Cosimo a questo territorio, a questa città







In un contesto assolutamente informale ed astratto, quasi proiettata e protetta da un raggio di luce, compare la figura del mendicante che sembra muoversi oltre la cornice. Una visione onirica che rievoca memorie del passato.