Bisognava preparare le cartelle e curare le anamnesi , in attesa della visita col Professore Bertelli, programmata per le ore 9. Entravamo nelle stanze dei malati , noi tirocinanti e la Professionale di turno, per assicurarci che i tutti fossero pronti nel letto e poi ci radunavamo in fondo al corridoio , per pochi istanti, insieme ai Medici di Reparto che avevano una loro stanza.
Eravamo al 3° piano e da quella finestra si vedeva solo una uniforme distesa di verde che invitava lo sguardo a spaziare fino alla Fornace di San Martino. Solo una costruzione , lontano, sulla sinistra , attirava l'attenzione. Dall'alto aveva la sagoma di un aereo , che dormiva raccolto , con le ali rilucenti sotto i raggi del sole, già alti a quell'ora.
E così lo avevo pensato e così lo chiamavo:l'aereo, che mi faceva compagnia e scandiva a suo modo i giorni che passavano.
A distanza di anni era sempre lì , anche l'ultima mattina che ho parcheggiato la Yaris di Giacomo e mi sono avviato al lavoro, pensando quanto mi sarebbe costato, al ritorno, sollevare lo sguardo per l'ultimo saluto.