martedì 12 giugno 2012

L'aereo

Era la prima volta che mettevo ufficialmente il camice bianco: era iniziato il tirocinio , in Medicina Prima, e mi alzavo molto presto per essere puntuale. Ancora mi trovavo nella fase di eccitazione per essere entrato a far parte , se pur provvisoriamente , di una grande famiglia e dentro di me albergavo la speranza , di poter, un giorno non troppo lontano, vincere il concorso per diventare un ...Dottor KILDARE.
Bisognava preparare le cartelle e curare le anamnesi , in attesa della visita col Professore Bertelli, programmata per le ore 9. Entravamo nelle stanze dei malati , noi tirocinanti e la Professionale di turno, per assicurarci che i tutti fossero pronti nel letto e poi ci radunavamo in fondo al corridoio , per pochi istanti, insieme ai Medici di Reparto che avevano una loro stanza. 
Eravamo al 3° piano e da quella finestra  si vedeva solo una uniforme distesa di verde che invitava lo sguardo a spaziare fino alla Fornace di San Martino. Solo una costruzione , lontano, sulla sinistra , attirava l'attenzione. Dall'alto aveva la sagoma di un aereo , che dormiva raccolto , con le ali rilucenti sotto i raggi del sole, già alti a quell'ora.
E così lo avevo pensato e così lo chiamavo:l'aereo, che mi faceva compagnia e scandiva a suo modo i giorni che passavano. 
A distanza di anni era sempre lì , anche l'ultima mattina che ho parcheggiato la Yaris di Giacomo e mi sono avviato al lavoro, pensando quanto mi sarebbe costato, al ritorno, sollevare lo sguardo per l'ultimo saluto.

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